Il capo delegazione della Nazionale è morto oggi all’età di 58 anni. In sua memoria sarà osservato un minuto di raccoglimento prima di tutte le gare in programma nel week end
Quella foto sul prato di Wembley, quell’abbraccio con il Ct Roberto Mancini dopo il gol di Federico Chiesa contro l’Austria negli ottavi di finale dell’Europeo del 2021, sarà una delle immagini di Gianluca Vialli che ci porteremo nel cuore per sempre. Gianluca non ce l’ha fatta, si è spento oggi all’età di 58 anni dopo una lunga malattia, combattuta sempre a testa altissima, con dignità e con tutta la famiglia azzurra a dargli forza in un momento di silenziosa ma enorme sofferenza. Il calcio italiano non piange soltanto il capo delegazione della Nazionale: piange un grande uomo, che prima ancora era stato un grande attaccante e un apprezzato allenatore.
La scomparsa di Vialli, che arriva pochi giorni dopo quella di Sinisa Mihajlovic, lascia un vuoto incolmabile in tutta la famiglia del calcio italiano. Per ricordarlo la Federazione ha disposto un minuto di raccoglimento da osservare prima di tutte le gare dei campionati di calcio in programma nel prossimo fine settimana. “Sono profondamente addolorato – dichiara il presidente della FIGC Gabriele Gravina – ho sperato fino all’ultimo che riuscisse a compiere un altro miracolo, eppure mi conforta la certezza che quello che ha fatto per il calcio italiano e la maglia azzurra non sarà mai dimenticato. Senza giri di parole: Gianluca era una splendida persona e lascia un vuoto incolmabile, in Nazionale e in tutti coloro che ne hanno apprezzato le straordinarie qualità umane”. Tre settimane fa Vialli aveva annunciato la necessità di sospendere temporaneamente i suoi impegni con la Nazionale per “utilizzare tutte le energie psico-fisiche per aiutare il mio corpo a superare questa fase della malattia”.
Nato a Cremona il 9 luglio 1964, Vialli iniziò la sua carriera da professionista con la maglia della Cremonese, prima di passare alla Sampdoria nel 1984, dove rimase per otto stagioni vincendo uno Scudetto, tre Coppe Italia, una Supercoppa italiana e una Coppa delle Coppe, giocando anche una finale di Coppa dei Campioni contro il Barcellona, persa a Wembley (nel 1991 fu anche capocannoniere della Serie A). Poi un’altra gloriosa parentesi alla Juventus, durata quattro anni, con altri cinque trofei: uno Scudetto, una Coppa Italia, una Supercoppa Italiana, una Coppa Uefa e la Champions League conquistata a Roma nel 1996. La carriera da calciatore di Vialli si chiuse nel 1999 dopo tre anni in Inghilterra, al Chelsea, arricchiti da una FA Cup, una Coppa di Lega, una Coppa delle Coppe e una Supercoppa Europea. E nel Chelsea Vialli ha anche iniziato ad allenare, prima da player-manager, poi solo da tecnico, vincendo una FA Cup e una Charity Shield (ora Community Shield) dopo che tre dei quattro trofei da calciatore con i Blues erano arrivati guidando anche la squadra londinese.
Con la maglia della Nazionale maggiore ha totalizzato 59 presenze e 16 reti: debuttò il 16 novembre 1985 nell’amichevole contro la Polonia, venendo convocato dal Ct Enzo Bearzot per giocare il Mondiale del 1986 in Messico, dopo essere stato nella stessa estate capocannoniere dell’Europeo Under 21. Inserito nella rosa dell’Italia per il Mondiale giocato in casa nel 1990 – dopo aver preso parte anche all’Europeo del 1988 – Vialli ha collezionato l’ultima apparizione con la Nazionale il 19 dicembre del 1992, a Malta, in una partita di qualificazione al Mondiale americano del ’94. Ambasciatore del Programma Volontari di UEFA EURO 2020 e protagonista con le sue maglie anche al Museo del Calcio di Coverciano, nel 2015 era stato inserito nella ‘Hall of Fame del calcio italiano’: anche quel giorno assieme a Roberto Mancini, l’amico e compagno di sempre, da Genova a Wembley.